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Wangari Maathai

Wangari Maathai, per esteso Wangari Muta Maathai, (nata il 1º aprile 1940 a Nyeri, Kenya – morta il 25 settembre 2011 a Nairobi), politico e attivista ambientale keniota che ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace 2004, diventando la prima donna africana nera a vincere un Premio Nobel. Il suo lavoro è stato spesso considerato sgradito e sovversivo nel suo paese, dove la sua schiettezza costituiva un passo al di fuori dei tradizionali ruoli di genere.

Maathai ha studiato negli Stati Uniti al Mount St. Scholastica College (ora Benedictine College; B.S. in biologia, 1964) e all’Università di Pittsburgh (M.S., 1966). Nel 1971 ha ricevuto un dottorato di ricerca all’Università di Nairobi, diventando di fatto la prima donna dell’Africa orientale o centrale a conseguire un dottorato. Dopo la laurea ha iniziato a insegnare nel Dipartimento di Anatomia Veterinaria dell’Università di Nairobi, e nel 1977 è diventata presidente del dipartimento.

Mentre lavorava con il Consiglio Nazionale delle Donne del Kenya, Maathai ha sviluppato l’idea che le donne dei villaggi potessero migliorare l’ambiente piantando alberi per fornire una fonte di carburante e per rallentare i processi di deforestazione e desertificazione. Il Green Belt Movement, un’organizzazione da lei fondata nel 1977, all’inizio del XXI secolo aveva piantato circa 30 milioni di alberi. I leader del Green Belt Movement hanno fondato il Pan African Green Belt Network nel 1986 per educare i leader mondiali alla conservazione e al miglioramento ambientale. Come risultato dell’attivismo del movimento, iniziative simili sono state avviate in altri paesi africani, tra cui Tanzania, Etiopia e Zimbabwe.

Maathai, Wangari
Maathai, Wangari

Wangari Maathai.

Eskinder Debebe/UN Photo

Oltre al suo lavoro di conservazione, Maathai era anche una sostenitrice dei diritti umani, della prevenzione dell’AIDS e delle questioni femminili, e ha spesso rappresentato queste preoccupazioni alle riunioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. È stata eletta all’Assemblea Nazionale del Kenya nel 2002 con il 98% dei voti, e nel 2003 è stata nominata assistente del ministro dell’ambiente, delle risorse naturali e della fauna selvatica. Quando ha vinto il premio Nobel nel 2004, il comitato ha lodato il suo “approccio olistico allo sviluppo sostenibile che abbraccia la democrazia, i diritti umani e i diritti delle donne in particolare”. Il suo primo libro, The Green Belt Movement: Sharing the Approach and the Experience (1988; rev. ed. 2003), ha descritto in dettaglio la storia dell’organizzazione. Ha pubblicato un’autobiografia, Unbowed, nel 2007. Un altro volume, The Challenge for Africa (2009), ha criticato la leadership africana come inefficace e ha esortato gli africani a cercare di risolvere i loro problemi senza l’assistenza occidentale. Maathai è stata una frequente collaboratrice di pubblicazioni internazionali come il Los Angeles Times e il Guardian.

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